Tito Labieno (in latino Titus Labienus; ... – 12) è stato uno storico romano.
Biografia
Declamatore e storico, Labieno è noto principalmente da alcune allusioni di Seneca il Vecchio, che ci informa che egli teneva pubbliche recitationes della propria opera davanti ad un folto pubblico, non omettendo gestualità e toni violenti, quasi da comizio:
Le sue Historiae furono accusate di essere eccessivamente filo-pompeiane, ovvero repubblicane: pertanto, Augusto fece sì che il Senato decretasse che le Historiae fossero bruciate (12 d.C.). In seguito a tale decisione, Tito Labieno si suicidò, lasciandosi morire chiuso nella tomba dei suoi avi.
Cassio Severo, suo allievo, aveva imparato l'opera dello storico e, dopo la sua morte, dichiarò che per distruggere l'opera di Labieno bisognava bruciare anche lui: non a caso, Severo fu confinato da Augusto a Creta e poi a Serifo, dove morì nel 32 d.C.
Historiae
I suoi libri (di cui non resta nulla) davano ampio spazio alla storia contemporanea e osavano denunciare la corruzione dell'élite di governo. Furono fatti bruciare, come detto, dal Senato sotto Augusto. Tuttavia, se ne salvarono copie, probabilmente grazie al già citato Cassio Severo, visto che risulta che l'opera di Labieno fu ripubblicata per ordine di Caligola.
Note
Collegamenti esterni
- Labièno, Tito, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.




